Cari sognatori eccoci giunti alla scoperta tutta da conoscere.
(La foto di copertina è della dottoressa Gianna Betta, che ringrazio).
Il bacino del Torrente Stura di Lanzo fu oggetto di uno studio specifico di Federico Sacco già a fine Ottocento. Questo geologo e paleontologo non solo girò tutto il Piemonte, ma lo descrisse sotto una nuova luce scientifica in numerose carte e scritti scientifici. Egli non trascurò di fare un cenno ai fossili di vegetali che, di tanto in tanto, già affioravano nell’alveo del torrente, vicino a Nole Canavese.
Queste le parole introduttive al contributo che arricchisce con la sua appendice scientifica il romanzo “La foresta fossile”, nate dall’esperienza in campo del professore Edoardo Martinetto, dell’ Università di Torino.
Consultate la relazione scientifica on_line.
Questi fossili furono citati, senza troppa enfasi, soltanto da pochi sui colleghi del tempo, per poi cadere nell’oblio fino alla fine del Novecento. Chi, se non un appassionato naturalista che si aggirava nelle sue Valli di Lanzo (nella fattispecie Aldo Chiariglione), avrebbe potuto riscoprire questo sito e portarlo alle cronache giornalistiche?
Siamo negli anni 1980 e il torrente sta approfondendo il suo alveo, forse aiutato dagli ingenti prelievi di materiali inerti nel trentennio precedente. Ecco che sotto le ghiaie grigie superficiali si aprono varchi di colore giallo-rossatro e localmente bluastro o persino nero. Quest’ultimo è il colore che hanno qui i legni fossilizzati, che affiorano in migliaia di piccoli frammenti e in pochi maestosi reperti di tronchi e ceppi.
Ma cosa avranno mai di straordinario gli strati fangosi e i legni malconci che lo Stura scopre ogni anno? Non trascurabile è l’antichità, valutata già nel corso delle prime ricerche ad almeno un milione di anni, che poi si sono innalzati a ben tre in base ad analisi più dettagliate. Neppure trascurabile è la lunga vita che si stima abbiano trascorso gli esemplari arborei maggiori, durata almeno qualche millennio. Notevole è il numero di specie fossili di piante accertate, circa un centinaio.
Ma, cari sognatori distratti, ogni scoperta porta con sé grande amarezza, quale?
La conservazione, di cui il Professore non fa mistero nel corso della stesura dell’appendice. Seguiteci e leggete la “Foresta fossile” per iniziare un viaggio lungo la Stura.