Parco, Orto, Riserva

Conosciamo la differenza?

Cari sognatori distratti riprendiamo il nostro appuntamento “forestale” da dove ci siamo salutati il primo aprile scorso. Per conoscere meglio l’ambiente in cui ci muoveremo sia in senso letterale che di vita, quando si potrà tornare a passeggiare; ripartiamo dalla nomenclatura di base. Sembra banale, ma ogni parola è una sorpresa, ricca di tanti significati, che spesso scordiamo.

Parco: questa parola ha origini antichissime, preindoeuropee, e significa recinto, entra nella lingua italiana a partire dal 1380 circa. Nasce con l’intento di definire uno spazio esteso, boscoso, adibito ad usi privati e poi pubblici, in taluni casi. Talvolta recintato, in cui un tempo si allevava la selvaggina con riserva o divieto di caccia. In seguito, lo sviluppo della tutela ambientale ha reso queste superfici, aree protette. Nascono così i parchi nazionali, regionali, aree con caratteristiche uniche geologiche, floristiche, faunistiche che ben conosciamo, mirati alla salvaguardia. Mentre nelle aree urbane, nascono parchi urbani appunto, per il benessere dell’uomo che abita in quelle zone, spesso anche qui, residui di grandi e antiche residenze. Molte le altre declinazioni, parco della rimembranza, marino, dei divertimenti, giochi.
Infine, per chi vuole gironzolare, e scoprire dove sono nella nostra regione, vi propongo il riferimento istituzionale dei Parchi piemontesi.

Orto: latino, di provenienza origine indoeuropea hortum, appezzamento. Inoltre, orto, ha anche derivazioni dal verbo oriri, sorgere, nascere, volto ad Oriente. A pensarci, l’orto è uno spazio per la nascita! Vi ricordo anche, come nei secoli scorsi l’orto non fosse solo adibito agli ortaggi, che peraltro adoro, ma era Botanico, per lo studio di piante esotiche e meravigliose, come quello di Torino, e di molte altre città italiane. Come scordare poi, gli Orti Forestali, vivai per i rimboschimenti, e gli Orti secchi, ovvero gli erbari! Non sempre serve l’acqua!

Riserva: dal verbo riservare, siamo intorno al 1600 circa, destinare esclusivamente a sé, o a determinati fini. Un tempo la riserva di caccia o di pesca, dava diritto esclusivo su quel territorio. Non dobbiamo confonderci con quanto scritto prima per il Parco, lì la fruizione era anche paesaggistica, mentre, qui l’unico scopo era l’attività venatoria e ai pochi aventi diritto legislativo. Con questo fine sono nate anche le riserve americane per i nativi, destinate solo alla popolazione indigena e alle sue tradizioni, in via esclusiva. Oggi, la riserva naturale è una zona regolamentata per la protezione talvolta assoluta, anche dall’uomo stesso! Dove gli ingressi sono contingentati e limitati a pochi gestori, o non sono gestite, ma lasciate alla loro naturale evoluzione, appunto.

Per chi vuole approfondire, allego qui il testo della Legge Regionale sulla Aree protette.

Un caro saluto sognatori distratti, al prossimo giovedì!