Storia dei boschi

Iniziamo dalle basi

Cari sognatori distratti, per conoscere e apprezzare i luoghi di cui spesso tratteremo in questo blog, occorre iniziare dalle basi, ovvero ancora una volta dal significato delle parole, con una breve carrellata di tassonomia forestale. Mi farò aiutare da Hansjorg Kuster, l’autore di “Storia dei boschi”, tradotto in Italia per Bollati Boringhieri da Carola Lodari.

Facile confondersi e perdersi anche nelle declinazioni dialettali che fanno grande il nostro paese, quindi seguitemi e proviamoci. Perché il bosco non è una foresta, e il pascolo non è una radura…

Foresta: termine di origine germanica, ricondotto dal latino medioevale a forestis. Inteso come insieme di piante arboree distribuite su una vasta superficie di terreno. L’importante è cogliere due significati fondamentali della foresta, la verticalità del paesaggio che abbiamo davanti e la sua naturalità.

Bosco: tutto ha inizio da una radice greca, poi germanizzata e tradotta ancora dal latino medioevale, busk, buscus. Il bosco è uno spazio ampio di terreno su cui troviamo sia alberi di alto fusto che arbusti. Dal punto di vista del paesaggio abbiamo un altro livello di osservazione, rispetto alla foresta qui domina l’orizzontalità.  Il bosco può essere costituito da una o più specie e da sempre è stato modificato dall’uomo per i suoi usi (legna, utensili, opera…). Possiamo averne sia di naturali che antropici.  

Radura: da rado, quindi zona dove gli elementi che formano il suo insieme compatto si fanno più radi. Ci capita di incontrare, camminando in una foresta, uno spazio dove gli alberi sono più radi, la luce filtra e si creano le condizioni per la radura, colori, odori e specie mutano. Non ci resta che stare lì fermi e farci assorbire da quella magia.

Pascolo: ancora i latini, pascere, pascolare. Qui più che mai troviamo l’opera umana che si perde nella notte dei tempi, pensate alla pianura Padana, da Padus, il fiume che la percorre. Già gli Insubri trasformarono questi boschi di pianura in pascoli. A differenza della radura, qui le specie erbacee sono differenti perché pascolate da sempre. Altro paesaggio, altre atmosfere.

E per ora fermiamoci qui, cari sognatori, direi che avete abbondanti luoghi fisici e mentali dove potervi perdere. Nel prossimo articolo di carattere “forestale” esploreremo la differenza tra parco, orto, riserva. Non scordatevi il prossimo giovedì “Le Conversazioni” sull’attualità della Preistoria.

Dimenticavo, i paesaggi evocati sono perfetti per la lettura del racconto: L’uomo della radura.